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“Nulla eguaglia la gioia dell'uomo che beve”
e a cui bevendo la vita appare più lieve
se non la gioia del vino che da semplice seme
si offre, nettare dolce, a chi lo riceve.
La materia trattata parla di abbeverata
che proviene da uva appena trattata
perché di vino parliamo e quello di buon annata
che non sappia di tappo o di bevanda annacquata.
Gesto antico e solenne il sollevar di bicchiere
si ripete più volte se accompagnato a un braciere
con un calice in mano puoi passare più sere
e scommettere su chi smetterà prima di bere.
Dolce nettare degli Dei si crede renda immortale
ma l'abuso è punito come reato immorale
bere sì, ma con giudizio ed in modo abituale
per scongiurar insorgenza di dolor gastro-intestinale.
É poi questione di gusto, chi lo vuol bianco e chi rosso
c'è chi tracanna rosato fin quasi al collasso
c'è chi lo compra in bottiglia e chi fa scorta all'ingrosso
ma c'è pure chi sostiene che bere sia un paradosso.
Lo puoi trovare in cantina o nel supermercato
puoi berlo a piccoli sorsi o piuttosto tutto d'un fiato
per scoprir che alla fine ne sei uscito cambiato
e che il tuo passo ti appare maggiormente alterato.
Oh tu che ti approcci con fare ancor titubante
al regno del vino, e c'è pure quello frizzante,
non temere di buttare la tua moneta sonante
e trasformati presto in un nuovo "baccante".
Celebriamolo allora come dono di-vino
giammai sulla Terra resti vuoto un sol tino
e che sia agnello, vitello oppure suino
brindiamo sempre di gusto con un buon bicchierino.
Luca Aielli